Blog per un portfolio

Un Portfolio è per definizione un elenco dei lavori.
Nel contemporaneo mondo del lavoro è un fondamentale strumento di presentazione, al pari del curriculum, specialmente per le categorie creative, dove l'immagine assume un ruolo imprescindibile dalla propria esperienza.
Ma un portfolio deve essere necessariamente un noioso insieme di prodotti grafici e testuali, o può diventare qualcosa di più? Come può la ricerca personale portata avanti nel corso di un intera vita essere intuita da un elenco simile ad una lista della spesa? Redarre un portfolio può diventare un importante esperienza autoformativa?
Con queste domande mi sono avventurato nella creazione di quello che diventerà il mio biglietto da visita nel mare della complessità della realtà lavorativa.

mercoledì 10 agosto 2011

Partecipazione

Dopo la pausa estiva, caratterizzata piú dalla gestazione di nuovi progetti che dal tanto atteso distacco dalle preoccupazioni quotidiane, riprendo il mio iter progettuale per il portfolio, arricchito da nuovi spunti di riflessione e astrazioni maturate in questi mesi. Tra le principali, una rinnovata concezione della concetto di progetto, sempre piú segnato dall'importanza della partecipazione. Effettivamente, per quanto personale e soggettivo possa essere il percorso proposto, ritengo che la progettazione necessiti della collaborazione di punti di vista esterni al proprio percorso almeno quanto l'assunzione dei sette principi descritti finora. La partecipazione si delinea quindi non come un astrazione a se, ma come un concetto portante che attraversa tutte le fasi, comprese quelle riflessive.
Ma come puó questo concetto essere rappresentato in una raccolta del proprio iter, un personalissimo sunto della propria ricerca, e che valore ha all'interno di ogni fase? Innanzitutto dobbiamo pensare alla nostra ricerca come l'insieme dei tentativi e dei fallimenti, dei consigli e delle critiche che abbiamo ricevuto nel corso della nostra vita, un percoso fatto del flusso mentale delle nostre aspirazioni sovrapposto alla mediazione dello stesso ad opera della realtà che viviamo. Questo punto di vista include già automaticamente una implicita collaborazione, tra la nostra mente generatrice e le menti di chiunque abbia in qualche maniera contribuito all'evoluzione della nostra coscienza "contaminando" le nostre idee attraverso concetti assunti in un percorso di vita diverso dal nostro. Ed é cosí che diventa facile rendersi conto che la nostra intera cultura, i concetti portanti che guidano e guideranno le nostre azione per gli anni a venire non sono altro che il frutto della mediazione di idee altrui assunte da quando veniamo alla luce. La nostra intera specie quindi, allontanandosi sempre di piú da una visione empirica della cultura, non fa altro che muoversi in direzione di una coscienza sempre piú comune e condivisa, totalizzante, della quale la partecipazione é sicuramente uno dei valori fondanti.

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martedì 24 maggio 2011

Astrarre/1 Simbologia


Ragionare sulle fasi di ricerca non deve semplicemente concretizzarsi nella loro individuazione e nella speculazione su di esse. La stessa scelta del linguaggio semiotico delle fasi necessita un approfondita ricerca, al fine di farlo aderire alle peculiarità della propria ricerca. Per questa ragione, associare le fasi a dei pittogrammi simbolici mi è sembrata la scelta più ovvia e più calzante sia al mio metodo astrattivo che al tema generale del portfolio. Questa operazione di ricerca semiotica è stata applicata anche alla scelta del metodo rappresentativo, per mezzo di una griglia modulare che connetta tutti i pittogrammi tra di loro e questi alla struttura del portfolio.Il pittogramma diventa facilmente leggibile e ricopre anche il ruolo di identificazione (immediata) dell'ambito di trattazione all'interno del portfolio. Il concetto diventa così trainante anche per l'indicizzazione, il cui ruolo viene assorbito dal pittogramma. Eliminata la fin troppo classica divisione per capitoli, che costringe il lettore ad una lettura continua e lineare, l'operazione di ricerca viene divisa nelle proprie fasi anche nell'impaginazione, creando un filo conduttore di concetti parziali non lineari, ma tutti necessari alla comprensione della totalità.

venerdì 13 maggio 2011

Osservare/1 percezione sensoriale

L'osservazione è il fulcro della fase passiva. Come azione include la percezione proveniente da tutti i sensi. Siamo noi a limitare attraverso l'utilizzo delle categorie il senso del termine all'interno del recinto della vista. Basti pensare alla diversità del senso di visione negli esseri umani e negli animali. Gli animali vedono in modo diverso dal nostro, ogni animale vede in maniera diversa dall'altro, a seconda delle specifiche dei suoi organi sensoriali. Questo non vale solo per quanto riguardo la vista in senso stretto, ma anche per tutti gli altri sensi. Per questo quando parliamo di osservazione, è bene tenere a mente che parliamo del modo nel quale gli umani mediano il mondo e lo spazio attraverso i loro sensi. Questa considerazione iniziale, che può sembrare ovvia, è invece fondamentale per capire che sono proprio le peculiarità del sistema sensoriale umano la base dell'osservazione. E' necessario che l'osservazione sia subordinata alla presa di coscienza di queste meccaniche, come la visione stereoscopica, la percezione degli odori, il funzionamento dei sensori tattili nell'epidermide. Progettare qualcosa per se stessi e per gli altri significa anche trasformare un concetto, una necessità in qualcosa che sia essenzialmente piacevole per il nostro sistema sensoriale. Cosa è bello per i nostri sensi? Come si può inserire questa variabile nel processo di progettazione? Queste sono domande proprie del momento dell'Osservazione.

martedì 3 maggio 2011

Etimologia

Una scelta forte come l'individuazione di 7 termini chiave richiede una profonda conoscenza del significato e delle origini dei suddetti. La padronanza della loro etimologia li renderà inattaccabili sul piano dialettico e produrrà un maggiore grado di consapevolezza nel loro utilizzo. In questo caso nulla mi poteva essere più utile del sapere enciclopedico, nella fattispecie la mitologica enciclopedia Einaudi, 15 volumi densi di concetti e delle loro filologie attraverso l'intera storia umana.
Questa Enciclopedia infatti, al posto della classica indicizzazione, prevede la divisione per concetti/coppie filosofiche. In questo modo ogni termine è analizzato attraverso la storia del pensiero fino ai giorni nostri. Tra i redattori di quest'opera magna ci sono nomi come quello di Umberto Eco, Alfredo Salsano, Norberto Bobbio, Gino Baratta e Hilary Putnam. Irrinunciabile, peccato che non ne esista una versione digitale.
Qui ho trovato "quasi" tutto quello che cercavo, infatti essendo indicizzata per concetti filosofici ho dovuto cercare le correlazioni più evidenti. Per fare un esempio, non essendoci il termine Costruire, ho cercato Realizzare, concetto compreso nella definizione di Realtà.



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venerdì 29 aprile 2011

Preservare

Le fasi sono diventate definitivamente 7. All'inizio ero convinto che Preservare fosse una fase degenerativa, legata ad una visione conservatrice ed egoistica che nel tempo dovesse necessariamente evolvere in un valore più positivo quale la condivisione. Mi sono reso conto che Preservare è una fase imprescindibile, perchè introduce il concetto di tempo nella visione d'insieme, il confronto necessario con la dimensione dell'evoluzione, del tempo che scorre. Il Preservare è un naturale istinto primordiale. Difendere ciò che costruiamo, renderlo immortale nel tempo, in maniera monolitica o dinamica.
Potrebbe essere un fattore meramente culturale, derivato da due secoli di logica consumistica, l'attaccamento all'oggetto come manifesto della cultura occidentale. Ma sarebbe disonesto prescindere dalla mia cultura se il fine è quello di ricostruire il mio approccio alla ricerca.

giovedì 28 aprile 2011

Destrutturare e ricostruire



Per comprendere le fasi da astrarre, non dovevo fare altro che osservare i miei comportamenti. Seguendo il metodo scientifico galileiano dovrei elaborare una tesi in base all'osservazione del fenomeno. Devo osservarmi lavorare.
Forte dell'impegno continuato per i concorsi e l'università, questa fase si è tradotta nella analisi a posteriori del mio personale iter lavorativo.
Ho dunque astratto il fenomeno in 6 o 7 fasi, che costituiscono in ordine temporale il susseguirsi dei momenti che portano un progetto al suo compimento

  • Osservare
  • Comprendere
  • Astrarre
  • Progettare
  • Costruire
  • Preservare/Condividere

Le fasi sono espresse con dei verbi, per enfatizzare "l'azione" insita in ogni momento. Analizzando la totalità, è possibile individuare nella progettazione il fulcro e dividere in due sottogruppi le altre. Fasi Sensoriali, riflessive e speculative verso l'alto, scendendo c'è la manualità, la fisicità, il rapportarsi.
Essendo il mio caso quello di un portfolio d'architettura, la progettualità assume un ruolo ancora più forte essendo fulcro e fine ultimo della ricerca.

Le parti e il tutto


Concentrando le mie attenzioni sul momento astrattivo, mi sono reso conto di stare progressivamente perdendo la visuale d'insieme, così ho fatto un passo indietro per guardare la totalità. Se il momento astrattivo è solo una fase della mia azione di ricerca, quali erano le altre? Qual'è la giusta distanza per osservare questo fenomeno al fine di poterlo descrivere? Sicuramente un portfolio deve parlare della totalità della mia ricerca e non solo di uno dei suoi momenti (forse quello che mi riesce meglio).
La distanza giusta dalla quale osservare e comprendere era dunque quella che mi permetteva di descrivere la totalità delle fasi di ricerca, dall'osservazione del fenomeno oggetto sino alla conclusione del mio intervento su di esso (e forse anche oltre).

La Griglia


La parola griglia mi ha subito portato alla mente il sistema cartesiano. X, Y, Z. Una concettualizzazione estrema, forse semplicistica per un tale scopo. Ma è proprio la semplicità della sua comprensione che mi ha sempre affascinato. La possibilità di individuare punti, linee e aree, gli infiniti metodi di lettura. Un approccio semplice.Meno Semplice è la definizione del sistema, l'assegnazione degli assi a dei concetti.La classificazione delle categorie di astrazione, già semplificazione di un complesso sistema, doveva essere sintetizzato ulteriormente, senza essere tuttavia limitante.

Astrarre il perché

Conscio del fatto che la domanda avrebbe potuto mutare ogni aspetto del mio lavoro, ho provato subito a soffermarmici. Astrarre un filo conduttore non sembra semplice, a vent'anni la mente è ancora volubile, aperta al punto che è difficile dire di aver seguito un percorso lineare e definibile. Ho pensato a ciò che mi identifica, mi qualifica, al momento nel quale la mia mente si rifà ad uno schema di astrazione della realtà quando compio una scelta. Proprio lì ho trovato la risposta, ovvero, la domanda. Se fosse possibile scomporre le fasi di in concetti per capire le categorie attraverso le quali la mia mente astrae la realtà. Se c'era un modo di conoscere la griglia di concetti con la quale pretendo di comprendere le cose e se quella griglia era mutata o era rimasta inalterata nel corso delle mie esperienze fino ad oggi.

Why?


il lavoro creativo è permeato di domande. Se la risposta deve provenire dalla nostra mente, dobbiamo sapere porci essenzialmente le domande giuste. Questo distingue il lavoro di qualità. Se ogni scelta è stata presa sulla base dell'analisi dei nostri dubbi e dei dubbi che neanche la nostra mente ci porrebbe, avremo i mezzi per fare un buon lavoro, ma sopratutto di conoscerlo alla perfezione, non lasciando nulla al caso. Così saremo anche in grado di spiegarlo ad altri. Questa è l'importanza del perché. Saper mostrare di porsi le domande giuste è un indubbio vantaggio. Questa è una fondamentale differenza tra un portfolio e una lista della spesa.

Le 5 W

Cosa volere dal proprio portfolio? E' qualcosa che deve parlare di me, della mia esperienza, della mia ricerca, di come lavoro e di come mi rapporto ad un progetto. Scrivendo mi vengono in mente le 5 W del giornalismo, la regola Aurea.

  • WHO (Chi)
  • WHAT (Cosa)
  • WHEN (Quando)
  • WHERE (Dove)
  • WHY (Perché)

al quale si aggiunge:
  • HOW (Come)

Può essere un interessante punto di partenza, perché queste 5 parole sono delle ottime chiavi per comprendere qualsiasi situazione, che ci appartenga oppure no, un metodo di sintesi straordinario. Inoltre già ponendosi queste domande, a proposito della propria ricerca, è possibile mettere in evidenza alcuni aspetti spesso tralasciati in un portfolio.
Se ci soffermiamo singolarmente sui termini, notiamo che se in un portfolio convenzionale è ben chiaro sempre il Chi, il Cosa e il Dove, (e spesso anche il Quando se si decide per un organizzazione temporale delle esperienze) il Perché viene sottovalutato, reputato non importante ai fini di una presentazione professionale o (nel peggiore dei casi) ignorato anche nella valutazione del proprio lavoro.

mercoledì 27 aprile 2011

Perché un blog?

Il disordine mentale regna nella mia testa. Centinia di input visivi si affollano e si riorganizzano ogni giorno, generando coscenza e conoscenza, ma sopratutto caos. Astrarre i concetti da questo magma diventa difficile, dispersivo. Mi perdo tra fogli di schizzi e appunti, materiali digitali sparsi in decine di cartelle su diversi dispositivi. Un blog si propone come soluzione, costringendomi a tenere un diario di bordo e contemporaneamente ad organizzare un archivio unico, sempre online.
A questo si aggiunge il valore della condivisione, la possibilità di rendere fruibile a chiunque l'esperienza rendendola un tramite critico. Sono queste delle ragioni sufficenti? Forse altre verranno alla luce, forse alcune di esse perderanno la ragion d'essere.


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