Blog per un portfolio

Un Portfolio è per definizione un elenco dei lavori.
Nel contemporaneo mondo del lavoro è un fondamentale strumento di presentazione, al pari del curriculum, specialmente per le categorie creative, dove l'immagine assume un ruolo imprescindibile dalla propria esperienza.
Ma un portfolio deve essere necessariamente un noioso insieme di prodotti grafici e testuali, o può diventare qualcosa di più? Come può la ricerca personale portata avanti nel corso di un intera vita essere intuita da un elenco simile ad una lista della spesa? Redarre un portfolio può diventare un importante esperienza autoformativa?
Con queste domande mi sono avventurato nella creazione di quello che diventerà il mio biglietto da visita nel mare della complessità della realtà lavorativa.

venerdì 29 aprile 2011

Preservare

Le fasi sono diventate definitivamente 7. All'inizio ero convinto che Preservare fosse una fase degenerativa, legata ad una visione conservatrice ed egoistica che nel tempo dovesse necessariamente evolvere in un valore più positivo quale la condivisione. Mi sono reso conto che Preservare è una fase imprescindibile, perchè introduce il concetto di tempo nella visione d'insieme, il confronto necessario con la dimensione dell'evoluzione, del tempo che scorre. Il Preservare è un naturale istinto primordiale. Difendere ciò che costruiamo, renderlo immortale nel tempo, in maniera monolitica o dinamica.
Potrebbe essere un fattore meramente culturale, derivato da due secoli di logica consumistica, l'attaccamento all'oggetto come manifesto della cultura occidentale. Ma sarebbe disonesto prescindere dalla mia cultura se il fine è quello di ricostruire il mio approccio alla ricerca.

giovedì 28 aprile 2011

Destrutturare e ricostruire



Per comprendere le fasi da astrarre, non dovevo fare altro che osservare i miei comportamenti. Seguendo il metodo scientifico galileiano dovrei elaborare una tesi in base all'osservazione del fenomeno. Devo osservarmi lavorare.
Forte dell'impegno continuato per i concorsi e l'università, questa fase si è tradotta nella analisi a posteriori del mio personale iter lavorativo.
Ho dunque astratto il fenomeno in 6 o 7 fasi, che costituiscono in ordine temporale il susseguirsi dei momenti che portano un progetto al suo compimento

  • Osservare
  • Comprendere
  • Astrarre
  • Progettare
  • Costruire
  • Preservare/Condividere

Le fasi sono espresse con dei verbi, per enfatizzare "l'azione" insita in ogni momento. Analizzando la totalità, è possibile individuare nella progettazione il fulcro e dividere in due sottogruppi le altre. Fasi Sensoriali, riflessive e speculative verso l'alto, scendendo c'è la manualità, la fisicità, il rapportarsi.
Essendo il mio caso quello di un portfolio d'architettura, la progettualità assume un ruolo ancora più forte essendo fulcro e fine ultimo della ricerca.

Le parti e il tutto


Concentrando le mie attenzioni sul momento astrattivo, mi sono reso conto di stare progressivamente perdendo la visuale d'insieme, così ho fatto un passo indietro per guardare la totalità. Se il momento astrattivo è solo una fase della mia azione di ricerca, quali erano le altre? Qual'è la giusta distanza per osservare questo fenomeno al fine di poterlo descrivere? Sicuramente un portfolio deve parlare della totalità della mia ricerca e non solo di uno dei suoi momenti (forse quello che mi riesce meglio).
La distanza giusta dalla quale osservare e comprendere era dunque quella che mi permetteva di descrivere la totalità delle fasi di ricerca, dall'osservazione del fenomeno oggetto sino alla conclusione del mio intervento su di esso (e forse anche oltre).

La Griglia


La parola griglia mi ha subito portato alla mente il sistema cartesiano. X, Y, Z. Una concettualizzazione estrema, forse semplicistica per un tale scopo. Ma è proprio la semplicità della sua comprensione che mi ha sempre affascinato. La possibilità di individuare punti, linee e aree, gli infiniti metodi di lettura. Un approccio semplice.Meno Semplice è la definizione del sistema, l'assegnazione degli assi a dei concetti.La classificazione delle categorie di astrazione, già semplificazione di un complesso sistema, doveva essere sintetizzato ulteriormente, senza essere tuttavia limitante.

Astrarre il perché

Conscio del fatto che la domanda avrebbe potuto mutare ogni aspetto del mio lavoro, ho provato subito a soffermarmici. Astrarre un filo conduttore non sembra semplice, a vent'anni la mente è ancora volubile, aperta al punto che è difficile dire di aver seguito un percorso lineare e definibile. Ho pensato a ciò che mi identifica, mi qualifica, al momento nel quale la mia mente si rifà ad uno schema di astrazione della realtà quando compio una scelta. Proprio lì ho trovato la risposta, ovvero, la domanda. Se fosse possibile scomporre le fasi di in concetti per capire le categorie attraverso le quali la mia mente astrae la realtà. Se c'era un modo di conoscere la griglia di concetti con la quale pretendo di comprendere le cose e se quella griglia era mutata o era rimasta inalterata nel corso delle mie esperienze fino ad oggi.

Why?


il lavoro creativo è permeato di domande. Se la risposta deve provenire dalla nostra mente, dobbiamo sapere porci essenzialmente le domande giuste. Questo distingue il lavoro di qualità. Se ogni scelta è stata presa sulla base dell'analisi dei nostri dubbi e dei dubbi che neanche la nostra mente ci porrebbe, avremo i mezzi per fare un buon lavoro, ma sopratutto di conoscerlo alla perfezione, non lasciando nulla al caso. Così saremo anche in grado di spiegarlo ad altri. Questa è l'importanza del perché. Saper mostrare di porsi le domande giuste è un indubbio vantaggio. Questa è una fondamentale differenza tra un portfolio e una lista della spesa.

Le 5 W

Cosa volere dal proprio portfolio? E' qualcosa che deve parlare di me, della mia esperienza, della mia ricerca, di come lavoro e di come mi rapporto ad un progetto. Scrivendo mi vengono in mente le 5 W del giornalismo, la regola Aurea.

  • WHO (Chi)
  • WHAT (Cosa)
  • WHEN (Quando)
  • WHERE (Dove)
  • WHY (Perché)

al quale si aggiunge:
  • HOW (Come)

Può essere un interessante punto di partenza, perché queste 5 parole sono delle ottime chiavi per comprendere qualsiasi situazione, che ci appartenga oppure no, un metodo di sintesi straordinario. Inoltre già ponendosi queste domande, a proposito della propria ricerca, è possibile mettere in evidenza alcuni aspetti spesso tralasciati in un portfolio.
Se ci soffermiamo singolarmente sui termini, notiamo che se in un portfolio convenzionale è ben chiaro sempre il Chi, il Cosa e il Dove, (e spesso anche il Quando se si decide per un organizzazione temporale delle esperienze) il Perché viene sottovalutato, reputato non importante ai fini di una presentazione professionale o (nel peggiore dei casi) ignorato anche nella valutazione del proprio lavoro.

mercoledì 27 aprile 2011

Perché un blog?

Il disordine mentale regna nella mia testa. Centinia di input visivi si affollano e si riorganizzano ogni giorno, generando coscenza e conoscenza, ma sopratutto caos. Astrarre i concetti da questo magma diventa difficile, dispersivo. Mi perdo tra fogli di schizzi e appunti, materiali digitali sparsi in decine di cartelle su diversi dispositivi. Un blog si propone come soluzione, costringendomi a tenere un diario di bordo e contemporaneamente ad organizzare un archivio unico, sempre online.
A questo si aggiunge il valore della condivisione, la possibilità di rendere fruibile a chiunque l'esperienza rendendola un tramite critico. Sono queste delle ragioni sufficenti? Forse altre verranno alla luce, forse alcune di esse perderanno la ragion d'essere.


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